lunedì 24 maggio 2021

Quando i "negri" erano gli italiani


 

Circa due anni fa è apparso sul New York Times un interessante articolo dal titolo “How Italians Became ‘White’”, come gli italiani sono diventati bianchi, a firma di un giornalista afroamericano, Brent Staples. L’articolo ripercorre le tappe dell’immigrazione italiana, una popolazione vista con sospetto dagli americani, anzi dagli statunitensi. In particolare, i siciliani e gli italiani del sud in generale, venivano da regioni troppo vicine all’Africa per poter essere considerati europei a tutti gli effetti. L’idea venne alimentata dai politici e dai giornali, soprattutto delle grandi città della costa orientale, con risultati drammatici. Arrivati negli Stati Uniti come uomini liberi, i nostri conterranei furono costretti in termini di apartheid e obbligati ai lavori che, altrimenti, solamente i neri avrebbero potuto fare. Come in Louisiana, dove vennero mandati a svolgere le mansioni degli schiavi, ormai liberati, nelle piantagioni di cotone o di canna da zucchero. L’accettazione di quei lavori, che nessun buon americano avrebbe voluto fare, invece di elevarli nella piramide sociale, li accomunò alla feccia: banditi, criminali, addirittura pericolosi individui da accomodare agli ultimi posti della catena evolutiva.

Il terreno, preparato in particolare dal “The Times” di New York, raccoglie i suoi marci frutti nel massacro di New Orleans. Il 14 marzo 1891, a seguito della morte del capo della polizia della città, una retata porta in prigione diciannove immigrati italiani. Il processo non rivela nulla: non ci sono prove, si va verso l’assoluzione. La gente, però, aizzata a dovere –dal futuro governatore della Louisiana e dal futuro sindaco di New Orleans-, non ne vuole sapere, irrompe nel carcere e lincia e impicca undici imputati sotto lo sguardo  consenziente della polizia. È il peggiore linciaggio nella storia degli Stati Uniti. Quali negri, allora? Gli italiani erano peggio, al punto da essere soprannominati “white niggers”. Secondo il Tuskagee Institute, negli Stati Uniti a partire dal 1882, sono stati linciati 3446 afroamericani e, fenomeno poco conosciuto, 1297 bianchi, tra cui alcune decine di italiani, il cui peccato originale, probabilmente fu quello di non essere appunto “bianchi” abbastanza. A chi piace il cinema, i fatti di New Orleans sono anche stati raccontati in un film con Christopher Walken del 1999, “Vendetta”, che riprende un libro dello storico Richard Gambino.

La diffidenza verso gli italiani non venne sopita tanto facilmente. Sempre in Louisiana, a Tallulah, nel 1899, la folla lincia altri cinque siciliani, dei fruttivendoli accusati dell’omicidio del medico della località. Il fatto più eclatante, però, è il processo farsa con la successiva uccisione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti (1927) avvenimento storico la cui matrice razziale, con l’aggravante anarchica, potè più della giustizia e della verità. Niente di strano, qundi, che il riconoscimento ad Antonio Meucci –che visse a New York dal 1850 e vi morì nel 1889- per aver inventato il telefono non sia mai arrivato: può un popolo “inferiore” eccellere nelle scienze?

Come e perché gli italiani sono riusciti a liberarsi del pregiudizio razziale? Grazie al Congresso, che alla fine degli anni ’20 del secolo passato, stabilì che gli italiani erano bianchi a tutti gli effetti. Staples menziona a questo punto l’effetto Colombo. A partire da allora, il navigatore genovese venne preso ad esempio come personaggio le cui qualità (il coraggio, la perseveranza, l’idealismo) passarono come per osmosi ai suoi connazionali. Bianchi e coraggiosi: ecco quindi completata la riabilitazione dei maltrattati italiani.

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