“I Toscani hanno il cielo negli
occhi” scrive Malaparte, per poi concludere con un impietoso “e l’inferno in
bocca”, frase che nel suo complesso ritrae il sentimento che compenetra
l’intera opera. Toscani che hanno dalla loro parte un immenso patrimonio
culturale e che hanno saputo creare dalla civiltà etrusca al Rinascimento opere
invidiate dal resto del mondo. Il tutto inserito in un contesto geografico di
ineguagliabile bellezza. Maledetti toscani, quindi? Certo, dove l’invidia che
racchiude l’espressione è di quella buona.
All’altro lato del mondo, i
Tropici rappresentano un certo ideale di bellezza nell’immaginario e provocano
sentimenti di libertà e di fuga. Sono maledetti in certi casi perché irraggiungibili,
in altri perché meta di progetti che a volte si trasformano in una mera
illusione. Per chi li vive e ci vive, sono invece fonte quotidiana di bellezza.
Se la mano dell’uomo ha modellato le colline toscane rendendole
straordinariamente singolari, la natura è afflato e richiamo per chi si
identifica nel respiro tropicale. La mirabile maledizione è reciproca. Le
parole del naturalista Edward Osborne Wilson ci riportano a questa associazione
con un paragone azzeccato: “Distruggere
la foresta tropicale per ottenere dei benefici economici è uguale a bruciare un
quadro del Rinascimento per riscaldare una pietanza”. Rinascimento e
natura, Toscana e tropici li abbiamo a braccetto. Manteniamoli unici e
maledetti.