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venerdì 11 settembre 2020

Tamales caldi per colazione

 

“Hot tamales and they’re and hot” cantava Robert Johnson, magnificando il cibo mesoamericano per eccellenza. La prima testimonianza che ne abbiamo risale a cento anni prima di Cristo, un particolare ben distinguibile su uno dei murales di San Bartolo nella regione del Petén guatemalteco. Simbolo di vita, il tamal è strettamente vincolato alla divinità: il mais, di cui è composto l’impasto, è l’alimento su cui si basa l’intera società maya.

Il tamal è ancora oggi uno degli alimenti principali della dieta di buona parte del continente americano. Può variare nella forma e in alcuni ingredienti a seconda della cultura, particolare che, quindi, influisce anche sul sapore. In casa, per esempio, mia moglie cucina humitas, una variante peruviana a base di mais macinato e messo a bollire nella foglia dello stesso granturco. Il risultato è distinto. Torniamo al tamal mesoamericano. Una volta ottenuto l’impasto, questo viene ripieno di carne (pollo o maiale), carote, piselli, riso, peperoni. In casa li si compra già fatti, in quanto la preparazione è lunga (c’è da cucinare il mais e gli altri ingredienti a parte). Per tradizione vengono venduti in coppia (la piña).


 

Bollito (almeno trenta minuti) e servito all’interno della foglia del banano, il tamal è un classico per la colazione di fine settimana. Lo serviamo con avocado (aguacate), formaggio fritto, salchichón, a cui aggiungiamo anche la cipolla rossa il cui sugo bene si impregna nell’impasto. Usiamo questo accorgimento perché al palato europeo il tamal può risultare un poco insipido. In Costa Rica, per esempio, i ticos sono soliti accompagnarlo con la salsa Lizano (simile alla worchestershire) proprio per dargli un gusto più saporito. Per colazione, comunque, è una bomba!

 

In musica: “They’re red and hot”, Robert Johnson.


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