giovedì 24 agosto 2023

"La ira en el manglar": una novela para el medio ambiente

Uruk Editores publica, en ocasión de la Feria Internacional del Libro de San José, mi nueva novela “La ira en el manglar”. Otra vez me encuentro a incursionar en la novela negra, con una diferencia que considero importante y que difiere del clásico desarrollo en este tipo de narración. Por lo general, estas novelas cuentan de personajes y hechos que son el resultado de la ciudad y de sus neurosis. En cambio, “La ira en el manglar” se desarrolla en una pequeña, remota, aldea del sur de Costa Rica, un lugar donde la vida cotidiana está marcada en cada momento por la presencia del manglar. Lugar sagrado por los indígenas, riqueza que se presta para la explotación a los ojos de los forasteros, el manglar es un mundo aparte, que encierra secretos. También, es el terreno donde chocan dos culturas, dos diferentes maneras de entender la naturaleza: por un lado, hay el respeto e inclusive el temor de ofender nuestro origen primigenio; por otro lado, encontramos el afán de la destrucción, de reputar toda expresión de nuestra Tierra exclusiva apropiación del ser humano. De esta dicotomía nace la historia de “La ira en el manglar”, donde la defensa de un territorio se convierte en un conflicto personal y cultural. El medio ambiente surge como centro de la novela y este contexto nos invita a formularnos la pregunta hasta donde llegan la frontera moral y la justificación a ciertos actos de los protagonistas, si hay coherencia en las extremas consecuencias por la defensa de la naturaleza.

“La ira en el manglar” se presenta sábado 26 de agosto en el stand de Uruk Editores, Feria Internacional del Libro, en el centro de eventos Pedregal de 2 a 4pm.



Uruk Editores pubblica, in occasione della Feria Internacional del Libro de San José, il mio nuovo romanzo “La ira en el manglar”. Si tratta di un altro incontro con il genere noir, con una differenza che reputo importante e che differisce dalla trama classica di questo tipo di narrazione. In genere, questi romanzi parlano di persone e di fatti che sono il risultato della città e delle sue nevrosi. “La ira en el manglar”, invece, è ambientata in un piccolo, sperduto, villaggio del sud della Costa Rica, un luogo la cui vita è segnata in ogni suo momento dalla presenza di un estuario. Luogo sacro per gli indigeni, ricchezza da sfruttare per i forestieri, l’acquitrino è un mondo a sé, che racchiude segreti. È anche il terreno dove due culture, due maniere differenti di intendere la natura si scontrano: se da una parte c’è il rispetto e anche il timore di offendere la nostra origine primigenia, dall’altro c’è l’affanno alla distruzione, a reputare ogni espressione della nostra Terra a uso e consumo dell’essere umano. Da questa dicotomia nasce la storia di “La ira en el manglar”, dove la difesa di un territorio si tramuta in un conflitto personale e culturale. L’ambiente sorge come centro del romanzo e questo contesto ci invita a porci la domanda di fino a dove possono spingersi la frontiera morale e la giustificazione a certe azioni dei protagonisti, se c’è coerenza nelle estreme conseguenze a difesa della natura.

sabato 19 agosto 2023

Scrivere a mano, andare piano

Una volta scrivevamo a mano. E non era nemmeno troppo tempo fa. Lo stile di scrittura era qualcosa che si curava, a cominciare dagli esercizi di “bella calligrafia” che la maestra ci propinava a partire dalla seconda elementare, comminati con regolare scadenza settimanale. Questo perché scrivere bene, e soprattutto scrivere in maniera comprensibile, definiva la personalità di ogni individuo nella sua futura età matura. Non si trattava della conseguenza di un retaggio (nell’800 il tipo di scrittura veniva imposto e doveva perfino adattarsi al tipo di professione svolta da una persona) ma di una buona pratica, un’attività capace di stimolare il nostro cervello. Allora, si scriveva con la penna stilografica e bisognava munirsi di carta assorbente nel caso, non improbabile, che gli sbuffi di inchiostro potessero macchiare il nostro foglio. Gli errori non erano permessi, a costo di lasciare macchie strepitose che valevano i rimbrotti della maestra e un po’ di personale, sana, stizza. 

Una piccola arte, insomma che ci insegnava a non essere maldestri e ad abituare la nostra materia grigia ad abbinare le parole scritte alle immagini vive. Soprattutto, ci permetteva di pensare e di concentrarci. Nel mio caso, un’abitudine che continua ancor ora, eredità di un’epoca dove la tecnologia si limitava alla televisione in bianco e nero e al telefono a cornetta. Sulla mia scrivania veleggiano ancora decine di fogli riempiti rigorosamente a matita con idee, riflessioni, calcoli, numeri di telefono, trame, indirizzi.

La tastiera e lo schermo, pratici e funzionali quando si tratta di ridurre i tempi, hanno un limite: sono freddi e impersonali. Scrivere a mano, invece, alimenta la fantasia. E la fantasia ha bisogno di essere curata, necessita di tempo e dedizione. Se ne trova riscontro quotidiano nelle vacillanti composizioni di ragazzi e ragazze che hanno sviluppato l’estensione e la velocità dei pollici a scapito delle capacità espressive. Insomma, il processo cognitivo si è arenato, la scarsa connessione neuro cerebrale non è un mito. Le conseguenze, ossia le carenze espressive e linguistiche, sono lì, a disposizione e a vista di tutti sul foglio di carta, virtuale o reale che questo sia. Pensare costa fatica. Per questo è stato inventato il “copia e incolla” e ora, come scorciatoia a ogni operazione cognitiva, l’intelligenza artificiale.

Chi scrive a mano è una specie in via di estinzione e lo dimostra anche il progetto di legge presentato e approvato alla Camera lo scorso maggio per istituire la “giornata nazionale della scrittura a mano”. Secondo il calendario internazionale, sarà il 23 gennaio, giorno di nascita di John Hancock, primo firmatario della Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti. E pure su questa scelta ne avremmo da ridire, a partire dall’unico, poverissimo, contributo del mercante Hancock su questo tema: una firma. Ma mi fermo qui. 

Le città italiane, luna park del turismo

Il comune di Venezia ha annunciato che, a partire da aprile fino a luglio, in certe date stabilite –ventinove in tutto- sarà necessario paga...