martedì 22 settembre 2020

La piccozza di Trotzky

Whatever happened to Leon Trotsky? He got an ice pick, that made his ears burn: con queste parole inizia uno degli hit del punk, la “No More Heroes” degli Stranglers di cui tutti –noi di una certa generazione- ci siamo innamorati a suo tempo. In poche linee, aspre, ficcanti, passano personaggi (Trotsky, Lenin, Elmyr de Hory, Shakespeare, Sancho Panza) e un oggetto in particolare, la piccozza che uccise Trotsky. Che ha una propria storia.

Sono passati da poco ottanta anni dall’omicidio di Trotsky, avvenuto a Coyoacán il 20 agosto 1940. I fatti, in poche parole. Il leader oppositore russo, che solo tre mesi prima era scampato ad un attentato (gli sparano contro 200 volte senza nemmeno ferirlo) riceve la visita del catalano Ramón Mercader, agente stalinista che gli si presenta come un comunista canadese. Il sicario guadagna la fiducia di Trotsky e alla decima visita decide di attuare il suo piano omicida. In un momento di disattenzione, Mercader appioppa al politico una sferzata alla nuca con una piccozza da ghiaccio. Trotsky lotta contro il suo aggressore, riesce a farlo arrestare, ma perirà il giorno seguente in ospedale per le ferite riportate nell’agguato. Mercader, che riuscì a nascondere per 13 anni la sua vera identità, venne rilasciato dalle autorità messicane nel 1960 e riparò a Cuba (nel frattempo divenne anche cognato di Vittorio De Sica).

La piccozza, l’arma del delitto, però scompare. I giornalisti la vedono durante la conferenza stampa, ma poi viene sepolta negli archivi della polizia di Città del Messico. Sei anni dopo viene donata al museo di Criminalistica della capitale messicana e quindi scompare. Per quaranta anni. A trafugarla è stato Alfredo Salas, un agente della polizia segreta che la tiene in casa, come un trofeo. La piccozza diventa una possessione di famiglia e infatti, alla morte dell’agente, la figlia ne diventa la proprietaria. Nel 2005, in difficoltà finanziarie, la signora decide di metterla in vendita. Il governo del Messico la chiede indietro? Neanche per sogno. Così, tra i possibili acquirenti si presenta Esteban Volkov, nipote di Trotsky, poche risorse finanziarie ma tanta buona volontà. Insomma, il potere dei soldi contro i sentimenti. Vincono i soldi, ovviamente e la piccozza viene acquistata da un collezionista statunitense, Keith Melton, scrittore e specialista in operazioni di spionaggio. Boca Ratón, Florida, è la sua attuale dimora.   


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