mercoledì 21 ottobre 2020

Io sono Sakuran Zensen: il punk è vivo

 

“I am Sakuran Zensen” è l’album dell’anno. C’è poco da fare. Cinque ragazzini giapponesi hanno dato vita a un affresco punk che, in meno di mezzora ripercorre l’energia vitale del 1977 e spacca tutto. La copertina, chiaro riferimento a “End of the Century” dei Ramones, è un immediato manifesto di intenti. Undici pezzi della durata media di due minuti e mezzo, un gioiello (“Taximan”, qui sotto posto il video), schitarrate, urli, riff rock’n roll, atmosfere tiratissime, testi (quasi sempre in giapponese) da battaglia. I Sakuran Zensen buttano fuori quello che hanno da dire e lo fanno con uno spirito d’altri tempi scegliendo un linguaggio, quello del punk, che a più di 40 anni dalla sua apparizione suona come una ventata d’aria fresca nel cimitero musicale attuale. 

Su internet appare ben poco su di loro, tranne qualche accenno sul cantante Yuuki Yamamoto, la cui voce è un po’ il centro dell’edificio compositivo. Il gruppo ha iniziato a proporre la sua musica su youtube, bandcamp e sui rituali canali prima di pubblicare “I am Sakuran Zensen”, dopo un passaparola che dall’Asia è rimbalzato in America e quindi in Europa. I cinque ragazzi hanno voglia di divertirsi e lo fanno con molta determinazione, senza preoccuparsi di produzione, sovraincisioni, loop, autotune e balle varie. Suonano i loro strumenti, cantano, gridano e fanno muovere le gambe. In fondo, suonare è proprio questo: inserire il jack nell’amplificatore, accenderlo e darci dentro. Pochi accordi e tanta passione. Vista la loro fresca spontaneità, a questo punto c’è solo da augurarsi che nessun produttore americano li scopra.


 

Nessun commento:

Posta un commento

Le città italiane, luna park del turismo

Il comune di Venezia ha annunciato che, a partire da aprile fino a luglio, in certe date stabilite –ventinove in tutto- sarà necessario paga...