mercoledì 18 agosto 2021

Montalbano, un ambasciatore per narrare la Sicilia

Quando Camilleri pubblicò da Sellerio nel 1994 “La forma dell’acqua”, il primo Montalbano, non immaginava il successo che il suo personaggio avrebbe suscitato. Camilleri era a quel tempo alla soglia della settantina, età in cui ci si aspettano poche sorprese dalla vita, e meno che mai ci si aspetta di dare vita a una serie letteraria lunga 28 romanzi, se contiamo solo il ciclo principale. La longevità ha dato una mano, ma a Camilleri bisogna riconoscere la disciplina e la perseveranza, qualità più forti della cecità e la relativa depressione che lo avevano colpito negli ultimi anni.

La popolarità di Montalbano è cresciuta esponenzialmente all’uscita delle sue inchieste, creando non solo un caso letterario, ma un fenomeno culturale che si è esteso anche fuori dai confini italiani. Innegabile, in questo contesto, il ruolo giocato dalla televisione che ha avuto il pregio di dare forma ai luoghi descritti già magistralmente sulla carta. A questo punto, è sorto un piccolo miracolo. Nel continente americano –da dove scrivo- la Sicilia è diventata, grazie a Camilleri e al suo personaggio, una meta turistica ambita, libera finalmente dagli stereotipi secolari che l’accompagnano. Immersa, certo, nelle problematiche che la criminalità e la società distillano a profusione e su cui i romanzi di Montalbano sono costruiti, ma sospesa, vivibile. D’altronde, non ci sarebbe commissario senza un giallo da risolvere. L’opera letteraria di Camilleri, però –e forse l’autore non se lo sarebbe aspettato- trascende l’ambientazione e va oltre, perché ha acceso la curiosità dei lettori e dei telespettatori sulla storia, sulla gente e sulla cultura della Sicilia. Liberatasi dalle convenzioni dei luoghi comuni, l’isola è diventata terra da scoprire e da apprezzare.

Le agenzie organizzano viaggi in Sicilia proponendo le escursioni sui luoghi di Montalbano. “Sigue las huellas del ficticio comisario Montalbano con un tour por los lugares de rodaje del sudeste de Sicilia”, “Full-day Inspector Montalbano tour”: da nord a sud del continente si pubblicizza la “Montalbano Experience” che mischia mare, cucina e barocco passando per i luoghi cari alla narrazione, dalla casa simbolo di Punta Secca al ristorante “Da Enzo” e poi Scicli, Ragusa, Donnalucata. Viaggi da vivere in leggerezza, proprio come avrebbe voluto Camilleri.

Il suo universo geografico –quello che anche l’editore Sellerio ha proposto in un’edizione dell’atlante dei luoghi di Montalbano- è stato all’inizio difficile da proporre fuori dall’Italia. Le edizioni in spagnolo ed in inglese hanno trovato un cammino arduo. Nessuno lo voleva pubblicare perché il suo italiano contaminato dai sicilianismi era difficile da tradurre. Il processo, come anche in Italia, è passato attraverso l’assimilazione che via via, mano a mano che le pubblicazioni si succedevano, diventava meno ostico e si trasformava in familiare. La celebrazione, come dicevo più sopra, è venuta con la serie televisiva. Montalbano diventa l’invitato a cena, l’appuntamento immancabile di pomeriggi piovosi o un intervallo sicuro per evadere dalle narconovelas o dai mattoni romantici. E il suo linguaggio, ricco di fonemi nuovi al lettore che, mantenuti nella loro accezione originale, acquistano la stessa rilevanza dei luoghi presentati nella narrazione, si manifesta come un’attrazione in più e come chiave per capire le tante facce della Sicilia. Parafrasando lo scrittore Gesualdo Bufalino: quella babba, quella sperta, quella frenetica, quella che si angoscia, quella “che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio”. La Sicilia, insomma, che è tanta e diversa.  

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