Gli esperti minimizzano: l’intelligenza artificiale non può rimpiazzare il lavoro di giornalisti e scrittori. Ho i miei seri dubbi. Siamo solo all’inizio di questa rivoluzione tecnologica e così come nel corso dei secoli abbiamo mandato in pensione maniscalchi, fabbri, lattai, cestai, miniaturisti e lavandaie, in questione di poco tempo la macchina farà piazza pulita dei lavori dell’intelletto. Primo perché l’intelletto è una scocciatura, crea idee che possono risultare rivoltose, e secondo perché ormai il mercato ha bisogno di prodotti confezionati ad arte per la fruizione del pubblico. Una fruizione che deve essere priva di sbavature e che segue un copione fisso. Pensate a scrittori come Joel Dicker, E.L. James, Guillaume Musso, tanto per fare alcuni nomi conosciuti, che creano storie a tavolino, prive di emozioni stilistiche, tutti perfettini, che non sbagliano una virgola e che offrono al lettore, su un vassoio d’argento, proprio quello che si aspettano di leggere. Mai una concessione fuori dello schema prefissato. Allora, perché pagarli tanto quando il loro lavoro lo potrebbe fare una macchina?
Dalla Corea, dagli Stati Uniti ci informano che i primi libri scritti dall’I.A. sono già stati pubblicati e che possono essere reperibili su Amazon e sulle altre piattaforme digitali. Anche in Italia, il collettivo Roy Ming ci avvisa di aver realizzato una storia per bambini con l’aiuto di ChatGPT per il testo e di Midjourney per le illustrazioni.
Spinto dalla curiosità, sono
andato al computer e ho avuto una conversazione con la ChatGPT su alcuni temi.
Se dovrà sostituirmi, tanto vale sapere come accadrà. Si è dimostrata cortese,
conosceva addirittura i miei libri anche se con qualche lacuna (la città in cui
è ambientato “Il mostro di Armendáriz” è Lima e non Buenos Aires, per esempio e
la trama de “Il segreto di Julia” era un poco distorta). Le ho chiesto se
sarebbe stata d’accordo a scrivere un manoscritto con me e la sua risposta è
stata: “con piacere. Sono qui per
aiutarti in tutto ciò che concerne la scrittura”. E come? “Ti posso aiutare a scegliere un tema, a
darti consigli sulla struttura e su come migliorare il tuo stile, e alla fine
indicarti come trovare un editore”. Quale genere dovremmo trattare? “Il noir, la fantascienza, il fantasy e i
romanzi d’amore sono i più indicati”. Benissimo e quindi come procediamo? “Devi creare personaggi interessanti e
credibili, che giungano al cuore dei lettori. Chi legge ha bisogno di creare un
rapporto emotivo con la storia e i personaggi”. Ah benissimo, le emozioni.
Mi puoi aiutare a crearle? “Mi dispiace,
ma non posseggo emozioni come gli esseri umani. A questo ci devi pensare tu. È
un compito per lo scrittore. Devi, come ti dicevo, creare personaggi
interessanti e sviluppare delle trame appassionanti in maniera da trasmettere
sentimenti autentici grazie ai quali i lettori si emozionino con la tua storia”.
Quindi, devo lavorare come sempre. Però mi puoi aiutare a sviluppare una storia
avvincente? “Certo. Se hai una idea, fammela
sapere. Io posso fare in modo di renderla emozionante e ben scritta”. Migliorare
lo stile, insomma. Pensavo di scrivere più o meno bene e non ricorrere per
questo a una macchina. Però, buono a sapersi. Pensiamo alla grana allora: mi
puoi garantire il successo economico? “Il
successo di un progetto letterario dipende da molti fattori, tra cui la qualità
del testo, l’originalità della storia, la concorrenza nel mercato editoriale e
la risposta dei lettori”.
Trama, stile, struttura. Cose che
dovrebbe saper fare uno scrittore e invece, dalle sue repliche alle mie
domande, era come se ChatGPT non vedesse l’ora di mettersi all’opera. Io,
invece, avevo solo voglia di fare un paio di chiacchiere. Allora, ho
continuato, quale sarà la funzione dello scrittore nel futuro? “Le storie e la narrativa create dall’uomo
probabilmente non scompariranno, per cui gli scrittori saranno sempre necessari
per la realizzazione di romanzi, racconti, copioni e altri lavori di intelletto”.
Probabilmente non scompariranno, ha detto. A volte, il valore di un avverbio è
determinante. Non mi restava che un’ultima domanda: un giorno mi sostituirai? “La scrittura è un’abilità umana complessa
che implica non solo generare parole, ma anche la creazione di significati e di
contesto. L’intelligenza artificiale è avanzata molto negli ultimi anni, ma non
è ancora arrivata al punto di sostituire completamente uno scrittore”.
La macchina ha usato “ancora”:
non è ancora arrivata, di nuovo un
avverbio inquietante. Ergo, sarà solo una questione di tempo. Secondo uno
studio dell’università di Oxford il 2049 sarà chiave: in quell’anno, infatti,
l’I.A. sarà in grado di scrivere e pubblicare il suo primo best seller. Per mia
fortuna, sarò morto.
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